Una bellissima, tristissima donna

Salve, e benvenuti al nostro solito appuntamento sotto i ciliegi! Oggi parleremo di Belladonna (in giapponese Kanashimi no belladonna 哀しみのベラドンナ, lett. “La belladonna della tristezza”) e delle sue influenze artistiche. いきましょう!

Premessa: la pellicola tratta temi particolarmente forti, anche se prometto non ci saranno immagini troppo esplicite. Saranno presenti però spoiler della trama.
Proseguire o no nella lettura è a vostra discrezione (!)

Belladonna (哀しみのベラドンナ) © Yamamoto Eiichi 山本 暎一

LA TRAMA

La storia si apre nel Medioevo, con il matrimonio di due giovani innamorati, Jeanne e Jean. I due, subito dopo la cerimonia, si dirigono al castello del signore del loro feudo in cerca della sua benedizione, ma quando gli viene presentata di una somma di denaro troppo irrisoria perché il signore possa approvare della loro unione, l’unica soluzione è donare il corpo ancora puro della giovane sposina, seguendo il “diritto della prima notte” che ha il sovrano nei confronti dei propri sudditi.
La ragazza verrà quindi seviziata contro la propria volontà, prima dal signore, e poi, sotto decisione della signora, anche dal resto della popolazione a corte.

Jeanne torna dal suo amato dopo una notte terrificante, cercando tra le lacrime il conforto del suo amato, che riesce solo a balbettare “Dimentichiamoci di tutto. La nostra vita riparte da qui”.
Da qua in poi, la giovane nota un esserino accanto a lei, che le confida di essere stato creato da lei, figlio del suo stesso rancore. Gli eventi proseguono nel piccolo feudo, con le continue vessazioni del signore nei confronti della coppia; fino a quando Jeanne viene approcciata da un fumo nero, che le ricorda che la sua anima appartiene a lui. Ancora una volta, sono i suoi sentimenti a parlare. Lei si oppone, affermando che la sua anima appartiene a Dio, ma lo spirito ha la meglio.

Belladonna (哀しみのベラドンナ) © Yamamoto Eiichi

Da qua la storia prosegue accendendo i riflettori sulla protagonista una donna sempre più confidente di sé stessa e sempre più spesso considerata come un’anima venduta al diavolo. Jeanne vuole, vuole “tutto”. Diventa una donna forte e riverita nel feudo. E questo suo rifiuto di deporre il proprio orgoglio di fronte al prossimo è quello che la porterà alla sua fine, condannata come strega.

CHIAVI DI LETTURA

La Libertà che guida il popolo (La Liberté guidant le peuple), Eugène Delacroix

La storia si riassume come un’analogia alla libertà femminile e alle figure di tutti coloro che nel tempo sono soccombuti per far valere i propri ideali. Jeanne è una figura forte, determinata, che decide di lasciare indietro la propria innocenza (fisica e mentale) per rivendicare la propria persona e vendicarsi su coloro che hanno deciso di spogliarla in primo luogo di tale innocenza, prendendo piena coscienza e possesso del proprio corpo e della propria sensualità, a costo della vita.

La scena finale si chiude con una sequenza di immagini che omaggiano le vite perse per motivazioni analoghe, come ad esempio i rivoluzionari francesi del 1789 e le loro donne. A chiudere la scena (nella versione remastered del titolo) ci pensa una significativa riproduzione del dipinto La libertà che guida il popolo, di Delacroix.

LA STORIA 

un’edizione di La strega (La Sorcière), Jules Michelet

Parliamo ora del punto di vista tecnico. Il film è l’ultimo di una trilogia detta Animerama (アニメラマ) prodotta dallo studio d’animazione Mushi production (虫プロダクション), capitanato da Tezuka Osamu (手塚 治虫). Questo film, in particolare, è stato però scritto e diretto da Yamamoto Eiichi (山本 暎一), dato che Tezuka ha deciso di ritirarsi dal giro per concentrarsi sulla produzione manga. La storia trae forte ispirazione dal libro La Sorcière, di Jules Millet. La narrazione si svolge tramite disegni fissi, a cura di Kuni Fukai 国深井, posti accanto a scene animate in maniera tradizionale.

Il film uscì nel 1973, al Festival del Cinema di Berlino, sollevando critiche nel pubblico che si aspettava un film “vecchia maniera”, e venne distribuito nei cinema italiani due anni dopo con il divieto di visione ai minori di anni 18. La critica italiana si spaccò riguardo al giudizio finale del film, e come in Italia anche nel resto del mondo, il successo faticò a venire sul momento, tanto da portare la casa di produzione alla chiusura nello stesso periodo. Al giorno d’oggi però, il film viene considerato come una perla nascosta nel grande mare dei film di animazione prodotti in Giappone, sia da fan degli anime che da persone meno avverse all’arte.

INFLUENZE ESTETICHE

Belladonna (哀しみのベラドンナ) © Yamamoto Eiichi

L’opera, dal punto di vista invece dello stile e dell’estetica, ammicca ad artisti europei del 1800: i corpi dall’anatomia spigolosa e la crudità delle scene di Egon Schiele, la femminilità e la rotondità dei disegni di Alphonse Mucha, i colori e l’espressività di Gustav Klimt – chi più ne ha più ne metta. Passiamo da immagini nude, corpi scarni su sfondo praticamente vuoto (oltretutto molto simile allo stile dei ritratti anatomici di Schiele) a scene tormentate dall’horror vacui (n.d.a., “terrore del vuoto”, senso di paura o angoscia che porta in questo caso l’artista a riempire il più possibile una scena), che è leifmotif dell’arte klimtiana.

L’abbraccio (Die Umarmung), Gustav Klimt

L’anime prende anche qualcosa dall’arte giapponese dello stesso periodo. Come abbiamo parlato nello scorso articolo, l’estetica del periodo Edo è particolarmente legata ai concetti di seduzione e l’energia spirituale che ne deriva. Seguendo questa linea di pensiero, viene considerato ‘iki’ anche la pelle nuda che si scorge da sotto stoffe particolarmente leggere, magari di una parte del corpo delicata come le gambe. In questo film la cosa viene portata all’estremo in una scena, quella finale, nella quale la protagonista indossa una veste finissima che lascia intravedere la sensualità del proprio corpo (mostrerei una foto ma è not safe for work).

Interessante è anche la scelta del titolo, che a prima vista sembra rifarsi al nome del veleno (in congiunzione con il fatto che la sensualità di Jeanne è forte, punge, ed è capace di uccidere), ma potrebbe anche essere un richiamo allo stile bijin-ga (美人画, lett. “immagini di belle donne”), una corrente di moda nel periodo Edo ma anche nel revival della stampa avuto nel diciannovesimo secolo.

Belladonna (哀しみのベラドンナ) © Yamamoto Eiichi

 

E per oggi è tutto! Il nostro prossimo appuntamento sarà la seconda parte, nella quale discuteremo delle influenze della Belle Époque europea in Giappone, prima nella letteratura, e poi, anche nel mondo degli anime.

じゃあね! Alla prossima!
– Mari ?


Fonti web:

https://alemontosi.blogspot.com/2019/11/belladonna-di-eiichi-yamamoto-in-italia.html

Fonti immagini:

https://kalafudra.files.wordpress.com/2017/05/belladonnaofsadness2.jpg

https://www.movingimagearchivenews.org/wp-content/uploads/2016/05/Belladonna6_480_309-480×309.jpg

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/5d/Eugène_Delacroix_-_Le_28_Juillet._La_Liberté_guidant_le_peuple.jpg

https://nosequever.cl/wp-content/uploads/2021/01/la-sorciere.jpg

http://www.dvdbeaver.com/film5/blu-ray_reviews_72/belladonna_of_sadness_blu-ray_/800__belladonna_of_sadness_03_blu-ray__blu-ray_.jpg

https://images.fineartamerica.com/images/artworkimages/mediumlarge/3/the-hug-gustav-klimt.jpg

https://ireallyhavenothingtosaybutiwanttosayitallthesame.files.wordpress.com/2017/08/belladonna-of-sadness-still.jpg