Purikura Print Club

Bentornati sotto i ciliegi! Oggi, prenderemo le nostre borse e da Yoyogi ci addentreremo nei meandri di Harajuku per parlare del mondo nascosto delle purikura.

Marchio registrato nel 1995 da Atlus e Sega, con il nome ufficiale di purinto kurabu プリント倶楽部 (i kanji usati nel nome hanno la particolarità di essere ateji 当て字, “caratteri assegnati” ad una parola, a volte di origine straniera, che hanno lettura simile alla traslitterazione idonea e significato affine a quello originale, creando un senso di ‘etimologia’ della parola nella lingua giapponese), le purikura sono cabine per fototessere divenute popolari tra i giovani per la capacità, una volta effettuato lo scatto, di modificare sfondo (generalmente tramite l’uso di un green screen) e ritoccare la foto, modificando il proprio volto (sono molto popolari le modifiche che rendono il proprio volto più “carino”, come ad esempio l’ingrandimento, spesso sproporzionato, degli occhi) e aggiungendo stickers e scritte di ogni tipo tramite l’input di una penna sul touch screen.

AMICIZIA IN FORMATO TASCABILE!

Una gita ad una cabina purikura è spesso il modo migliore per celebrare i propri affetti, o un pomeriggio in compagnia!
Modificare le foto con i propri amici è un divertentissimo passatempo, e alla fine dell’esperienza c’è la possibilità di personalizzare il layout di stampa (che avverrà su un foglio di carta fotografica simile a quello delle cabine occidentali in quanto a grandezza e texture) in base alle esigenze, per fare in modo tale che tutti i partecipanti possano portare un pezzetto di essa con sé.
Nella maggior parte dei casi, le fotografie saranno abbastanza piccole, e potranno essere messe nel proprio portafogli, usate come portachiavi, o attaccate dove si preferisce come un piccolo sticker.

Nei modelli più recenti è addirittura possibile inserire il proprio indirizzo e-mail per ricevere gratuitamente la fotografia in formato .jpg (anche se è richiesto registrarsi al servizio per motivi di privacy). I prezzi sono generalmente modici, partendo dai 300 fino ai 1000 JPY per le cabine più ‘di lusso’.

PURIKURA E POP CULTURE

Wonder Egg Priority (ワ ン ダ ー エ ッ グ ・ プ ラ イ オ リ テ ィ), © Nojima Shinji

Il fenomeno è talmente popolare da venire considerato una delle principali attività turistiche “assolutamente da provare” nel caso di un viaggio in Giappone; ed è un’attività che spesso nel mondo di anime e manga viene associata a gruppi di amici per simboleggiare l’affetto reciproco che si prova, o in alcuni casi, l’amicizia da poco nata.

Le zone più famose sono quelle di Harajuku (in cui è comune trovare negozietti nella quale ci sono solo cabine purikura e tavolini in cui è possibile mettersi a riposare ritagliando le foto) e di Shibuya (nella quale addirittura esiste un negozio ‘santuario’ dedicato all’attività chiamato Purikura no mecca プリクラのメッカ (lett. “la Mecca delle purikura”).

Le cabine sono talmente richieste in terra natia da essere state esportate all’estero, in quantità sempre più ingenti: sono più comuni nei paesi adiacenti al Giappone (come la Cina e la Corea del Sud, in cui esistono interi negozi simili a quelli che si trovano nella zona di Harajuku e Shibuya), ma negli anni sono arrivate anche negli Stati Uniti e in Europa (qui localizzate in attività relative al mondo dei fan degli anime, come fumetterie e fiere del fumetto). Anche in Italia è possibile trovarne, come ad esempio nelle zone dedicate allestite durante alcune fiere del fumetto.

UN MODO ALTERNATIVO DI ESPRIMERSI

Esiste anche una differenziazione nel ‘tipo’ di purikura che si può scegliere di fare: ad esempio, ci sono le okinipuri オキニプリ (“puri(kura) del ringraziamento”) scattate per essere dedicate a coloro che si vuole ringraziare per un favore; le kimopuri キモプリ (“puri(kura) spaventose”) in cui i partecipanti fanno del proprio meglio per creare le peggiori boccacce possibili; e, per gli amanti del cosplay, è possibile trovare (principalmente nella zona di Akihabara) macchinette dedicate alle kosupuri コスプリ (“cosplay puri(kura)”). Esiste quindi un’intera filosofia dietro alla costruzione di una foto, ed è normale per molte giovani studentesse giapponesi conoscere a menadito i do and don’ts delle purikura.

BanG Dream! (バンドリ), © Bushiroad

Il fenomeno, tipicamente sociale, è riuscito, pur essendo nato in un periodo in cui cose come i social media non venivano nemmeno considerati possibili per le tecnologie del tempo, a trovare un largo seguito grazie al passaparola nelle scuole superiori delle appassionate della cultura kawaii e dei passatempi ‘frivoli’ ad essa associati.
È stata anche importante la diffusione di tutorial su come fare la purikura perfetta e l’uso di questo tipo di foto in molte riviste dedicate ad un giovane pubblico femminile, come ad esempio Popteen ポップティーン.

L’associazione delle adolescenti innamorate del “carino” e stanche delle rigide norme sociali del Giappone a questo hobby, capace di lasciar esprimere il singolo nel modo in cui più gli piace tramite l’uso a propria discrezione disegni e colori ma anche pose e modi di esprimersi, è stata praticamente immediata.

 

Aah, non c’è più tempo per parlare, l’obiettivo sta per scattare! Mettiamoci in posa! 3, 2, 1… Cheese!
La prossima volta continueremo questa passeggiata ad Harajuku, parlando del fenomeno della moda lolita!

じゃあね! Alla prossima!
– Mari ?


Fonti bibliografiche:

Laura Millerand and Jan Bardsley, Bad Girls of Japan, Palgrave Macmillan US, 2005

Fonti immagini:

https://www.flickr.com/photos/kzys/5022381823/in/photolist-8DP294

https://www.flickr.com/photos/jooon/4666458247/

https://www.flickr.com/photos/loneyss/5021898212/

https://brcforum.sitkocdn.ru/monthly_2021_02/photos.png.156373a07e57b22ac565cd4f66a5d77e.png

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e9/プリクラのメッカ_GAME_LASVEGAS_渋谷会館_2010_%285496441497%29.jpg

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