C’era una volta un manga – I nuovi mangaka

Bentornati sotto i ciliegi! Dopo le “immagini che narrano” e  le “storie illustrate“, oggi vedremo assieme la storia del fumetto giapponese dalla fine del periodo Edo fino alla metà del ventesimo secolo. Allacciamo le cinture!  いきましょう! (parte 3 di 3)

I PRIMI PERIODICI (SATIRICI)

The Japan Punch, copertina di luglio 1878

Questa sulla sinistra è una copertina di Japan Punch, famoso per essere la prima rivista in gaiji 外字 (lett. “caratteri stranieri”) giapponese. Il giornale fa uso di illustrazioni nello stile denominato ponchi-e ポンチ絵, consistente di caricature satiriche nello stile umoristico occidentale (il cui esempio più importante, e a cui è dovuto il nome, è il settimanale inglese Punch, parodia a sua volta del quotidiano satirico francese Le Charivari). Il giornale venne fondato da Charles Wirgman nel 1862, un illustratore inglese arrivato a Yokohama nel 1861 come corrispondente per conto dell’ ‘Illustrated London News’ e trattava principalmente argomenti noti alla popolazione straniera di Yokohama (che era anche il pubblico per la quale questo giornale era stato pensato), oltre a commentare riguardo la politica giapponese e le principali figure diplomatiche ed economiche del tempo.

Il signor Wirgman è stato anche professore, prima presso la Daigaku University e poi presso la propria scuola di arte occidentale, aiutando i suoi studenti, spesso pittori abituati alla stampa su blocchi di legno (di cui abbiamo parlato nello scorso articolo!) a perfezionale le tecniche occidentali.

Stampa “tradizionale” di Kobayashi Kiyochika 小林 清親.
Brillante esempio dell’influenza di Wirgman, tratto da uno studio dello stesso artista.
Numero 933 del Tokyo Nichinichi Shinbun 東京日々新聞.

Un altro esempio del periodo, che dimostra un lato più “conformista” dei giornali illustrati sono gli Nishiki-e Shinbun 錦絵新聞 (lett. i “giornali stampati con blocchi di legno a colore”), quotidiani che riportavano grandi illustrazioni stampate con la stampa policroma detta nishiki-e, la stessa tecnica usata nelle stampe ukiyo-e.

Il primo giornale a tema esclusivamente manga è stato il Eshinbun Nipponchi (繪新聞日本地, “giornale illustrato del Giappone”) , nato nel 1874 grazie alla collaborazione tra lo scrittore Kanagaki Robun 仮名垣 魯文 e l’artista Kawanabe Kyōsai 河鍋 暁斎. La pubblicazione, influenzata a sua volta dallo stile di Japan Punch, ebbe però vita breve, dovuta ai contenuti di stampo conservativo e critici nei confronti di figure politiche tali Itagaki Taisuke 板垣 退助, fondatore del primo Jiyūtō 自由党 (“partito liberale”). La visione politica non piacque al pubblico, portando il giornale a terminare dopo l’uscita del terzo numero a causa della sua scarsa popolarità.

La liberazione del tratto dagli elementi tipici dello stile ukiyo-e e la fondazione della prima scuola dedita esclusivamente a questo tipo di arte sono dovuti a Kitazawa Rakuten 北澤 楽天, artista di formazione classica che scoprì i fumetti occidentali grazie agli insegnamenti del caricaturista australiano Frank Nankivel.

Illustrazione per Tōkyō Puck (15 aprile 1905).

Nonostante i suoi fumetti presentassero ancora elementi della ‘vecchia scuola’ come il riquadro con la formula “nome: dialogo”, la rottura fu definitiva. Il disegnatore fu anche attivo nella rivista rivista Tōkyō Puck 東京パック (fondata nel 1905), ove creò illustrazioni a litografiche a quattro colori fino al 1912.

L’illustrazione sulla sinistra è un ottimo esempio della sottile ironia di Rakuten: la battuta gira intorno all’espressione hozo wo kamu 臍を噛む (lett. “mordersi l’ombelico”, traducibile in italiano con “mordersi i gomiti”, pentirsi di qualcosa), applicata in questo caso allo zar russo.

 

DOPO LA GUERRA

Pannello di Nonki na Tōsan のんきな父さん, © Yutaka Asō

In era Taishō, la diffusione dei manga procedette assieme all’evoluzione dell’editoria e al clima di fermento del periodo. Nel 1915 si cominciarono ad organizzare mostre annuali di manga e negli stessi anni nacquero le prime associazioni di disegnatori, come il Tōkyō mangakai 東京漫画会 (“associazione dei manga di Tōkyō”, divenuta poi la Nihon mangakai 日本漫画会). In questo periodo fumetti come il manga d’avventura fantastica Shōchan no bōken 正ちゃんの冒険, (lett. “le avventure del piccolo Shō”) e Nonki na Tōsan のんきな父さん (“il papà ottimista”, manga destinato a rischiarire le vite del pubblico adulto nel periodo storico particolarmente buio) sono talmente popolari da diventare parte della cultura popolare e commerciale.

LA DISFATTA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Per colpa della crisi dovuta alle perdite nella Seconda guerra mondiale, tornarono in voga gli akahon 赤本 (lett. “libri rossi”), un tipo di libri economici la cui origine risiede nel genere gesaku, di cui abbiamo già trattato nello scorso articolo.
Il loro modico prezzo era dovuto anche all’infrangimento del moderno diritto d’autore, motivo per la quale ci è possibile vedere sia tavole e illustrazioni rubate da altri autori, ma anche simpatici cameo di personaggi dei fumetti americani, arrivati oltreoceano grazie all’occupazione alleata.

Opere particolarmente famose in questo periodo, grazie alla libertà data ai disegnatori dopo l’abolizione della censura nella Costituzione del 1947, sono i primi fumetti di Osamu Tezuka 手塚 治虫, anche definito come il padre dei manga, e Sazae-san サザエさん, il manga stile yonkoma (4コマ, lett. “4 vignette”) di Hasegawa Machiko 長谷川町子.

IL “BATTESIMO DI STAMPA”

Negli anni a venire si iniziano a definire i principali generi di suddivisione dei manga (Weekly Shōnen Jump (週刊少年ジャンプ) inizia la pubblicazione nel 1968 e il genere shōjo come lo conosciamo oggi nasce negli anni ’70 grazie al “gruppo dell’anno 24” (24年組), chiamato così perché formatosi nel 1949, ventiquattresimo anno di regno dell’imperatore Shōwa). Da qui in poi è stata una crescita di popolarità continua per i manga, fino al livello che conosciamo oggi.

 

E con questo siamo giunti alla fine di un viaggio durato quasi mille anni! Scrivere questa serie di articoli mi è stata d’aiuto per approfondire una storia che credevo ormai di conoscere a menadito, ma di cui ho scoperto non sapere molti dettagli particolari e intriganti.
Nel prossimo appuntamento parleremo un’altra volta di intrattenimento, ma stavolta narrato: il rakugo!

じゃあね! Alla prossima!

– Mari ?


Fonti web:

https://helenmccarthy.wordpress.com/2012/08/24/teaching-japan-to-paint-the-western-way-charles-wirgman-and-the-yoga-movement/

https://www.webcitation.org/617dlBFZi

http://www.tcj.com/the-bottom-of-a-bottomless-barrel-introducing-akahon-manga/

Fonti libri:

Maria Teresa Orsi, Storia del fumetto giapponese, Musa Edizioni, 1978

Fonti immagini:

https://s7mw6qxzw7gx6a5ildw6ln5x5m-adv7ofecxzh2qqi-upload-wikimedia-org.translate.goog/wikipedia/commons/1/12/Japan_Punch_Jul_1878.jpg

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ee/Kobayashi_Kiyochika_%281847-1915%29%2C_Zeeslag_bij_Phung-To%2C_Korea_%281894%29.jpg

https://www.princeton.edu/~graphicarts/kobayashi6.jpg

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/96/Tokyo_Nichinichi_Shinbun_No.933.jpg

https://qph.fs.quoracdn.net/main-qimg-4ef215071f034e1f17c52c0f678746bb

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/48/Tokyo-puck.jpg

https://www.lambiek.net/artists/image/a/aso_yutaka/aso_yutaka_nonkina-tosa.jpg

http://www.tcj.com/wp-content/uploads/2011/12/IMG_7797.jpg