Il lolita “come una volta”

Bentornati! Anche oggi saremo a passeggio per Harajuku, in direzione Laforet; uno dei principali centri commerciali della zona, conosciuto per i suoi numerosi negozi di moda alternativa. L’argomento della nostra passeggiata sarà la moda lolita! Anche se la mia collega Chiara ha già toccato l’argomento in un articolo sulla street fashion, ho pensato data la grande diversità rispetto alla moda di oggi, sarebbe stato interessante parlare un po’ di quello che il lolita era alle sue origini.

OLIVE E LE SUE ‘LYCEENNEES’

Particolarità della moda giapponese (rispetto a quella occidentale) è l’influenza dei magazine e, soprattutto, della street fashion (n.d.a.: la moda dettata da coloro che girano per le strade della città) nella formazione delle sue sottoculture. Ed anche il concetto della cultura lolita nasce tra le pagine di un giornale!
Possiamo localizzare la nascita del fenomeno nel 1982, con la prima uscita di Olive, un magazine a pubblicazione bisettimanale nato come “fidanzatina” [sic] del popolare magazine di moda maschile POPEYE ポパイ. La pubblicazione divenne autonoma l’anno dopo, ora accompagnata dal sottotitolo “Magazine for Romantic Girls” (che rimanda allo slogan di POPEYE, “Magazine for City Boys”).

© Olive

Questo motto è diventato iconico del magazine, che dallo stile ‘urbano’ simile a quello di POPEYE inizia a trattare uno stile più ‘romantico’, che si rifa’ alla moda europea. Il look di Olive riprende lo stile di PINK HOUSE e MILK, due marche attive nelle future scene lolita e otome 乙女 (lett. “fanciulla”, stile considerable a grandi righe affine al lolita soprattutto in quanto alle origini, che riprende a piene mani la femminilità modesta simile ai looks pubblicizzati da Olive), fondate rispettivamente nel 1973 e nel 1970. Una marca occidentale molto presente nelle pubblicazioni del periodo è Vivienne Westwood, che creò numerosi pezzi iconici e riconoscibili nelle sottoculture, come ad esempio il modello di scarpe rocking horse nel mondo lolita.

La figura manifesto della ‘Olive girl’ è quella della Lyceennee (“studentessa del liceo” in francese), che incarnava gli ideali romantici descritti dalla rivista. L’obiettivo della fan di Olive era quindi ottenere un’estetica della femminilità ‘vecchio stile’ estremamente romanticizzata, con un sottotono talvolta più sbarazzino o innocente in base all’outfit scelto. Lo stile viene oggi definito natural kei ナチュラル系 (lett. “stile [di moda] naturale”), simile al moderno mori kei 森系 (lett. “stile del bosco”).

SOTTOCULTURE DI UNA SOTTOCULTURA

© CUTiE

Negli anni ’80 la moda natural kei si divide, prendendo una piega più sbarazzina grazie a pubblicazioni come CUTiE (nato nel 1989) che decide di dare alla femminilità vintage promossa da Olive un twist frizzante con una linea più moderna e colorata.

© FRUiTS

Il giornale FRUiTS è attivo alla fine negli anni ’90, pubblicando tra le sue pagine molti street snaps (n.d.a.: fotografie riguardanti street fashion) che mostrano i sempre più azzardati abbinamenti dei fan della moda alternativa di Tokyo e, nelle foto, ogni tanto sfogliando capita di beccare un esempio di proto-lolita.

Mizuno Aoi

Lo stile sta iniziando ad assumere una propria identità, grazie anche a celebrità come Mizuno Aoi 水野 あおい (idol pop attiva negli anni ‘90) e Mana 魔名 (cantante della scena kei rock e fondatore del brand gothic lolita Moi-même-Moitié).

Vol. 3 di Gothic & Lolita Bible, illustrato da Suzuki. Presenta una foto Mana sulla sinistra!

Grazie ai consigli di Mana stesso, nel 2001 nasce il mook ムック (termine detto ‘wasei’, ovvero creato dai giapponesi tramite unione di due parole inglesi, in questo caso magazine e book ed usato per indicare pubblicazioni monotematiche a cadenza irregolare) Gothic & Lolita Bible, interamente dedicato alla sottocultura. Fondato da Suzuki Mariko 鈴木真理子, conosciuta anche come artista rappresentatrice della sottocultura (ha illustrato anche le copertine dei primi 12 volumi!), la pubblicazione diventa punto di riferimento popolare per la comunità, e viene pubblicato da KERA (un famoso magazine attivo dagli anni ’90 fino ad oggi) fino al 2017.

La moda del periodo viene retrospettivamente chiamata “old school” (talvolta “oldschool”) lolita. Il termine tende ad essere utilizzato come da solo o come suffisso (associato ai nomi di altri stili, come ad esempio old school sweet, old school gothic, …) per indicare la moda del periodo, nello specifico il decennio 1995-2005. Ma come possiamo riconoscere l’old school lolita?

FISIONOMIA ‘OLD SCHOOL’

© FRUiTS
© Tokyofashion.com

Un coordinato lolita “old school” (alto) versus un coordinato “moderno” (basso), entrambi classificabili come sweet lolita. Il coordinato sulla destra risale al periodo tra 2012 ed 2015, nella quale le regole della moda lolita venivano rigorosamente seguite da tutti, senza che nessuno battesse ciglio (a tal proposito, negli anni più recenti si è discusso molto nella comunità riguardo quanto queste regole non scritte siano davvero necessarie o no).

La principale differenza è nella gonna, che nei tempi più recenti è diventata più ampia e viene spesso e volentieri sostenuta da uno (o più!) sottogonna. Nello sweet lolita, in particolare, le forme delle gonne tendono spesso a risultare molto arrotondate, con una lunghezza standard attorno al ginocchio. Le stampe, oggi punto focale di molti abiti, erano ai tempi molto più rare e, se presenti, erano molto meno appariscenti. Molti abiti moderni hanno stoffe con design creati e stampati appositamente, mentre una volta si tendeva ad utilizzare materiali semplici, con stampe simili a quelle che troviamo nei negozi di stoffe. Il pizzo, che nei modelli moderni abbonda come tela ricamata, era ai tempi più comune in cotone bianco, che creava contrasto con il colore (spesso solido) del corpo principale. Allora si giocava molto con gli accostamenti di bianco ed altri colori.

Anche gli accessori che accompagnavano il coordinato davano molto meno nell’occhio rispetto a quelli moderni, come le parrucche usate nei coordinati moderni assenti, al contrario dei meravigliosi headpieces old school come le fasce di nastro quadrate (dette ribbon headdresses) divenute iconiche dello stile.

 

Parlando parlando, siamo finalmente tornati a Yoyogi! Mentre sistemo la tovaglia per riposarci un po’, ne approfitto per ringraziarvi per aver letto l’ultimo articolo della rubrica! Spero che abbiate apprezzato la lettura, e che non vi facciano troppo male le caviglie :)

Vi saluto! Grazie mille per avermi accompagnata anche oggi. Speriamo che il tempo rimanga sereno, in modo da poter fare altre passeggiate in futuro!

じゃあね! Alla prossima!
– Mari ?


Fonti immagini:

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https://www.asahicom.jp/articles/images/AS20200630004785_comm.jpg

https://static.wikia.nocookie.net/lolitafashion/images/f/f3/Glb3.jpg/revision/latest?cb=20120829220550

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